domenica 27 maggio 2012

CRISTINA DI SVEZIA E IL SUO CENACOLO ALCHEMICO




Anna Maria Partini, Cristina di Svezia e il suo cenacolo alchemico, Edizioni Mediterranee 2010, €.17.50.

La professoressa Anna Maria Partini, vicepresidente dell’Accademia Tiberina, appassionata studiosa dell’alchimia seicentesca, ci regala un’altra opera, un’altra pietra importante nella ricostruzione di un percorso ermetico alla quale ha dedicato un’intera esistenza.
In quest’opera la Partini affronta la figura di Cristina di Svezia e degli alchimisti che la sua figura autorevole e carismatica aveva saputo catalizzare in un cenacolo che si riuniva tanto nel Palazzo Riario – sua residenza romana – quanto a Palazzo Palombara sotto l’egida del padrone di casa Massimiliano Savelli, alla presenza di illustri sodali tra i quali spicca quel Marchese Francesco Maria Santinelli di cui abbiamo a suo tempo parlato sulle pagine di Secreta (L’alchimista della luce, Maggio 2010, pp.40-48).
E proprio intorno a queste tre figure – Cristina, Palombara, Santinelli – ruotano le tre sezioni in cui si articola questa ricostruzione. Ma sono tanti i personaggi che fanno capolino tra le pagine del libro – gli alchimisti Athanasius Kircher e Federico Gualdi, l’astronomo Domenico Cassini, le potenti famiglie Aldobrandini, Colonna e Orsini – e ci immergono nella Roma seicentesca e nel suo modo criptico di intendere la cultura ermetica, sapientemente celata sotto un velame di versi immaginifici e barocchi, in modo da non essere facilmente compresa, sebbene in mostra sotto gli occhi di tutti.
In questa Roma barocca la professoressa Partini è di casa; forse proprio per questo riesce a riunire in un solo volume quelli che potrebbero senza fatica essere tre saggi autonomi, senza che per questo l’opera complessiva risulti frammentata.
Nella prima parte, centrata sulla singolare figura di Cristina di Svezia, vengono analizzate le storie e le passioni del personaggio, i suoi rapporti col cardinale Azzolino e quelli con l’alchimista Kircher (rinviando i rapporti col Palombara e col Santinelli alle sezioni seguenti).
Nella seconda parte, dedicata al Marchese di Palombara, accanto ad un dettagliato inquadramento culturale, grande attenzione è dedicata alla Porta Magica che ornava il suo palazzo e che, dalla demolizione dell’edificio, è situata nei giardini di Piazza Vittorio a Roma.
Per la prima volta, ad opera della studiosa romana, le scritte e i glifi della Porta Magica sono commentate e analizzate in rapporto alle rime e alle prose del Palombara, mostrando come queste nascondessero inaspettati aspetti esoterici sotto il velo di componimenti dal tono apparentemente giocoso. Del Palombara, infine, la Partini rende note numerose rime fin qui inedite – scovate alla Biblioteca Apostolica Vaticana – e in particolare il lungo componimento poetico intitolato Si discorre sopra la pietra filosofale, interamente riportato in Appendice.
Ma è nella terza parte del volume, dulcis in fundo, che la Partini affronta il personaggio che ha rappresentato “l’amore” di tutta la sua vita di studiosa, quel Francesco Maria Santinelli di cui si è già tante volte occupata. Tuttavia non per questo il capitolo è privo di novità, e la professoressa ci regala anzitutto il resoconto degli atti inediti di un processo (scovati presso l’Archivio Azzolino di Stoccolma) che vide il Nostro coinvolto in qualità di imputato, nonché una documentata analisi sull’appartenenza del Santinelli alla Confraternita dei Rosacroce.
E potremmo concludere qui.
Ma ogni libro è anche un’opportunità; e questo volume ci offre l’occasione appetitosa di sfogliare con rinnovato piacere le opere precedenti che la Partini ha curato: i Sonetti alchemici e altri scritti ermetici (Mediterranee, 1985) e l’Androgenes Hermeticus (Meidterranee, 2000), entrambi di Santinelli, lo Specchio della Verità di Giovanni Battista Comastri, probabile pseudonimo di Santinelli, (Mediterranee, 1989), e La Bugia, rime ermetiche e altri scritti del Palombara (Mediterranee, 1983); e di quelle che ha scritto in prima persona: Athanasius Kircher e l’alchimia (Mediterranee, 2004), per citare solo quelle che hanno un preciso riferimento all’argomento della sua ultima fatica.
È davvero una vita spesa per lo studio della alchimia.  

Marco Rocchi 

giovedì 24 maggio 2012

IN HOC VINCES




Bruno Carboniero, Fabrizio Falconi, In hoc vinces, Edizioni Mediterranee, 2011 (€.14,90)

“La notte che cambiò la storia dell'Occidente”: è questo il sottotitolo del libro “In hoc vinces” di Bruno Carboniero e Fabrizio Falconi. Ma non si pensi che la vicenda sia banalmente quella della presunta conversione al Cristianesimo da parte di Costantino il grande, che tanta parte avrà nella storia dell'Occidente.
Certo non si poteva prescindere dalle conseguenze dell'editto di Costantino nel 313, che rese il Cristianesimo “religio licita” dell'Impero (anche se i danni devastanti arrivarono nel 380 con l'editto di Teodosio, che inaugurò la vittoria del cristianesimo con un bagno di sangue di cui ancora gli echi si avvertono nelle reciproche diffidenze tra cristiani e non).
Ma il libro di Carboniero e Falconi (rispettivamente un medico appassionato di astronomia, storia e archeologia e un giornalista televisivo) cura in particolare, con dovizia di dettagli, il cosiddetto “sogno di Costantino”, quello in cui secondo la tradizione all'Imperatore apparve in sogno il Cristogramma accompagnato da una voce che gli diceva letteralmente “In hoc vinces”, frase che è stata poi adattata nella consueta “In hoc signo vinces”.
Ebbene gli Autori propongono in quest'opera, dati astronomici alla mano, una interpretazione secondo la quale il “signo” altro non sarebbe che una certa configurazione della costellazione del Cigno la cui disposizione astrale – come dimostrano gli autori – può richiamare quella del Cristogramma.
Nessuno può dimostrare o negare tale identità Cigno/Cristogramma, ma certo gli Autori suggeriscono una interpretazione che è suggestiva e assai verosimile.
Affascinante in questo senso – anche se non può evidentemente avere valore di prova diretta – l'ipotesi che Piero della Francesca, nel suo “Sogno di Costantino” (contenuto entro la serie di affreschi noti come “Storia della vera Croce”, nella basilica di San Francesco in Arezzo) abbia rappresentato l'angelo in una postura così anomala da richiamare la forma di un cigno (vedere per credere!). Per non parlare poi del cielo stellato, reso evidente da un recente restauro, in cui la costellazione del Cigno appare chiaramente sulla tenda di Costantino dormiente. Non sarebbe certo una sorpresa quella di un Piero della Francesca esoterico, capace di nascondere significati profondi dietro allegorie pittoriche: basti pensare a tutto quanto è stato scritto sulla Flagellazione conservata in Urbino (e sulla quale stiamo aspettando il libro di Andrea Aromatico, che promette nuove e sorprendenti interpretazioni).
Ma quelle che abbiamo fin qui riassunto non sono che poche tracce che l'’opera propone, disseminate lungo un percorso che si fa via via più avvincente mano a mano che il libro procede.
Marco Rocchi